VILLA ACERBO
Negli anni a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento nella vita cittadina di Caprara si afferma una famiglia che assumerà un ruolo importante: la famiglia Di Pasquale, in seguito De Pasquale.
Vincenzo Di Pasquale, medico, ma soprattutto uomo d’affari, tra il 1872 e il 1875, acquista quasi tutte le proprietà espropriate all’ex Baronessa e, contemporaneamente, completa la costruzione della villa che sarà accatastata nel 1877. Nelle sue intenzioni la dimora gentilizia è il suggello alla sua grande affermazione personale. La figlia Mariannina sposa nel 1885 Olinto Acerbo, un notaio di Loreto. Dalla loro unione nascono quattro figli: Eleonora, che muore bambina; Giacomo, docente universitario, ministro del governo Mussolini; Tito, volontario nella guerra 1915-18 medaglia d’oro al V. M che muore il 16 giugno 1918 a Croce di Piave; e Giuseppina, che muore all’età di 15 anni. Giacomo Acerbo eredita la villa nel 1935 alla morte dello zio materno Giuseppe. Nel 1936 affida all’architetto pennese Raffaele de Vico il restauro e l’ampliamento dell’immobile fatto costruire dal nonno Vincenzo nel 1877. Nella villa il barone dell’Aterno colloca la sua preziosa raccolta di ceramiche abruzzesi (soprattutto proveniente da Castelli) composta di quasi 800 pezzi. Oggi la collezione è esposta nel Museo Acerbo di Loreto. Nel periodo dell’occupazione tedesca la villa è trasformata in ospedale militare. Riottenute le proprietà confiscate al tempo dei processi, Acerbo vende la villa e il parco all’Opera Nazionale Pensionati d’Italia (O.N.P.I.), che nel 1956 vi apre una residenza per i pensionati INPS. Dopo la soppressione dell’ente (1977) l’immobile con il parco passa prima di proprietà della Regione Abruzzo e dal 1997 del Comune di Spoltore. Esterno
Nell’ampio parco ricco di arbusti e piante selezionate e sapientemente collocate è conservato un Sarcofago di epoca romana in marmo con raffigurati due Eroti in volo che sostengono una cornice circolare ghirlandata. Il loro volto è femminile con lunghi capelli mossi. All’interno del clipeo centrale è rappresentato il busto di una donna defunta con abito e mantello. Risalirebbe all’età antonina, 160-170 d.C. Da fonti scritte sappiamo che c’erano altri due esemplari di sarcofagi, che provenivano direttamente venivano da Roma (Ostia), dove Giacomo Acerbo si recava spesso per impegni istituzionali e dove con molta probabilità gli furono donati. Acerbo infatti era un uomo molto colto al quale piaceva collezionare reperti dei quali però non si conosce con certezza la provenienza, si ricordano a tal proposito una fontanella e un rocchio di colonna inglobati negli angoli della facciata. L’interno presente dei singolari affreschi che ornano le volte delle stanze al piano superiore.