Spoltore e la sua storia
Spoltore capoluogo sorge su una panoramica collina scolpita dal fiume Pescara. Conserva e custodisce un centro storico di spiccata matrice medievale espansosi anche nel Rinascimento, con edifici civili e religiosi di buon pregio architettonico e sette fondaci che hanno costituito il nucleo vitale del commercio cittadino.
Spoltore (dal germanico spelt, farro, di cui erano ricche le sue campagne) annovera tracce di presenza umana nella protostoria e nella preistoria a Cavaticchio alta e a Cavaticchio inferiore e sui terrazzamenti che fiancheggiano a sinistra il Pescara. Un rinvenimento di grande rilievo è la tomba a fossa, databile alla seconda metà del III millennio a. C., riemersa nel 2001 nel corso degli scavi sul sito delle fornaci romane presenti nella piana di Santa Teresa.
Nel periodo normanno il territorio appartiene alla Contea di Loreto. In seguito nel possesso si alternano numerosi casati: i D’Aquino, i Costanzo, i Riccardi di Ortona. Con il titolo di Baronia nel 1496 il feudo è venduto a Ferdinando Castriota, detto Manfredino, la cui famiglia vi esercita per più di cinquant’anni i pieni poteri e favorisce l’immigrazione di Albanesi, Epiroti, Dalmatini, definiti genericamente Schiavoni o Slavoni. Durante questa “signoria” Spoltore vive uno dei periodi migliori della sua storia. L’impianto urbano assume l’assetto, che, con poche modifiche, ha conservato sino ad oggi.
Nel 1927, al sorgere della nuova provincia di Pescara, Spoltore vi confluì, cessando di appartenere a quella di Teramo; nel febbraio dell'anno seguente perse la sua autonomia amministrativa, venendo annessa al comune di Pescara, dal quale venne però di nuovo separato nel 1947.
Casale di Rojano, prende il nome di Caprara, tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento. Come per Villa Santa Maria il suo centro abitato si è sviluppato notevolmente nella prima metà del Cinquecento con l'arrivo di numerose famiglie dalla Schiavonia greco-albanese, alle quali la Congregazione romana dell'Oratorio di S.Filippo Neri, feudataria del territorio, ha affidato la coltivazione delle sue terre.
La Chiesa Madre, San Panfilo entro le mura, edificata tra il 1763 ed il 1770 è consacrata al santo protettore della città con il titolo di S. Panfilo intra moenia per distinguerla dall’altra antichissima chiesa dedicata allo stesso santo ma con l’appellativo “extra moenia”, nota anche come il Convento. La parrocchiale è collocata sopra la cinquecentesca chiesa di S. Antonio e S. Maria ante portam, conosciuta oggi come la Cripta e in parte sulla muraglia cittadina.