La rappresentazione di Pasqua
Definita dalla fantasia popolare la Madonna che corre, o l’Abbandonata (per il caracollare della Maddalena nel suo correre alla ricerca del Cristo) nei documenti antichi ha avuto altri nomi, molto più propri: Processione del giorno di Pasqua (Istrumentum, 1727), Incontro di Maria Santissima con Gesù Cristo risorto ( Ciattei, 1862). Scenario da tempo immemorabile della sacra rappresentazione intorno al mezzogiorno della domenica di Pasqua l’antichissima piazza di S. Maria, oggi D’Albenzio (foto pag. seguente, in alto). Il copione, salvo recenti piccole modifiche, segue la descrizione dei brani evangelici che narrano l’incontro delle pie donne con l’angelo nel sepolcro dov’è stato inumato il Cristo: “Alba del primo giorno della settimana dopo la morte di Gesù. Apostoli e pie donne sono sconvolti. Il sepolcro è vuoto! Chi ha portato via il corpo di Gesù? Non ricordano le parole pronunciate poco tempo prima della morte dal Signore. Un angelo li rassicura: “Perché cercate tra i morti il vivente? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi ha parlato quando era ancora in Galilea” (Lc 24,5-6).
Maria di Magdala non si accontenta di sapere che Gesù è risorto, vuole ritrovarlo (foto in basso). Attraversa più volte la piazza. Spera di incontrarlo, di riconsegnarlo alla Madre. La sua ricerca affannosa diventa tensione interiore che esplode. La corsa cadenzata dei portatori ne accentua la drammaticità. Al terzo passaggio la donna scorge finalmente il Risorto: “... Al mattino del primo giorno della settimana, apparve dapprima a Maria Maddalena” (Mc 16, 9)...”. L’emozione è grande, da togliere il fiato. Maria di Magdala, ebbra di gioia, ha solo la forza di girarsi e correre verso la Vergine per darle la grande notizia … (“Ella a sua volta andò ad annunciarlo a coloro che erano stati con lui ed erano afflitti e piangevano” (Mc, 16, 9-10).
La Madre è incredula. Non può, tuttavia, trattenersi. L’accompagnano S. Giovanni e Maria di Magdala. Procedono lentamente. Palpabile il timore della delusione. Finalmente lo scorgono: la Madre ritrova il Figlio. Cade il velo del lutto, l’abito bianco della Vergine riaffiora nel suo nitido candore. Una gioia incontenibile allontana il dolore. L’antica alleanza si compie. Il Dio vivente ha manifestato totalmente il suo amore!
(foto pag. seguente)
Come non commuoversi? I mortaretti annunciano ai fedeli lontani la lieta novella del Cristo risorto. I colombi della torre intrecciano voli leggeri. La gioia pasquale contagia i presenti. Il retaggio di fede dei nostri antenati continua ad accompagnare l’uomo del terzo millennio”.
Al tempo della Collegiata insigne (metà dell’Ottocento) il rito, secondo la testimonianza di don Eusebio Ciattei, presentava una piccola ma significativa variazione, si concludeva con il canto del Te Deum: «Il Giorno di Pasqua, dopo la Messa parata, si farà la processione che, per una singolarissima costumanza del nostro Paese, rappresenterà in Piazza l’incontro di Maria SS. con Gesù Cristo risorto, compiuta la quale rappresentanza, il Capitolo intuonando (sic) il Te Deum, in forma di processione, tornerà in Chiesa».